Yellowstone: parco nazionale per eccellenza


Tanto tempo fa, quando gli Stati Uniti erano appena usciti dall’adolescenza, avreste potuto incontrare rudi abitanti di zone boscose e selvagge che raccontavano storie di una terra da fiaba, verso occidente, dove fontane di acqua bollente sprizzavano al di sopra degli alberi, mentre il terreno tremava al loro rimbombo. Vi erano, essi dicevano, montagne di vetro e montagne di zolfo, e luoghi dove si poteva prendere una trota e cuocerla subito in una pozza di acqua bollente. E laghi che sembravano barattoli di vernice in ebollizione, e file di vasche di porcellana dove ci si poteva lavare a qualsiasi temperatura. Quanto ai fiumi, alcuni partivano per il lontano Pacifico, mentre i loro vicini scorrevano verso l’Atlantico. Altri fluivano così rapidamente che l’attrito scaldava i loro letti, e il fiume più grande di tutti si gettava in una valle stretta e profonda dei colore dell’oro più puro. Vi erano persino, essi dicevano, foreste di l’alberi di pietra pietrificata”, dove “uccelli pietrificati cantavano canzoni pietrificate”. Naturalmente, nessuno ci credeva.

Nel 1871, una spedizione governativa parti per compiere delle indagini; il rapporto presentato indusse il presidente Grant, nel 1872, a dichiarare l’intera zona, 9000 km quadrati il primo parco nazionale dei mondo. Yellowstone deriva dal nome indigeno dato al suo fiume più importante.

Da allora, milioni di visitatori hanno scoperto che i vecchi avevano ragione. I fiumi scorrono davvero su ciascun versante dello spartiacque continentale compreso nel parco, e vi è una montagna di vetro: l’Obsidian Cliff (“Rupe di Ossidiana”), fatta di vetro vulcanico che i guerrieri Shoshone un tempo intagliavano per ricavarne le punte delle frecce. Sulla Minerva Terrace, vasche di calcite naturale si susseguono in file fumanti, e alla Fountain Paint Pot (“Fontana del Barattolo di Vernice”) vi sono pozze di fango bollente colorate dai minerali in tutte le sfumature dell’arcobaleno.

Ma le caratteristiche più note dello Yellowstone sono i geyser: impressionanti getti d’acqua come quello dell’Old Faithful (“Vecchio fedele”), il quale circa ogni ora e un quarto si slancia verso il cielo fino a 60 m, bollendo e ruggendo. Tra i molti altri geyser, tutti diversi, ci sono il Grotto Geyser, che emerge da una bianca grotta di silice, il Riverside Geyser, che forma un arco di acqua bollente sul fiume Firehole, e lo Steamboat (“Vaporetto”), il più alto dei mondo con getti alti quasi il doppio di quelli dell’Old Faithful, ma irregolari, poiché vengono emessi a intervalli che vanno da quattro giorni a quattro anni.

I geyser sono dovuti al casuale incontro di tre fattori: abbondanza di acqua, una forte sorgente di calore e una struttura rocciosa che funzioni come un impianto idraulico naturale. La sorgente di calore è la roccia fusa dei nucleo del continente, che a Yellowstone si trova poco più di 5 km sotto la superficie. Le abbondantissime precipitazioni filtrano attraverso la roccia porosa a una profondità di circa 1500 m. Qui, sotto pressione, l’acqua è surriscaldata a una temperatura molto superiore a quella dei punto di ebollizione. In un ciclo che si svolge nell’arco di secoli, l’acqua calda sale verso la superficie e, vicino al livello del suolo, la più bollente si trasforma in vapore. Questo scarica all’esterno la colonna di acqua che lo sovrasta, iniziando una reazione a catena nella quale la pressione, ridotta, permette a una maggior quantità di acqua surriscaldata di trasformarsi in vapore, che continua a mantenere l’emissione dei geyser finché l’impianto idraulico non si è svuotato. Quando l’acqua surriscaldata riempie dal basso le camere sotterranee, il ciclo si ripete.

Nel parco vi sono circa 10 ,ila strutture termali. Oltre ai geyser, vi sono pozze di fango in ebollizione, sbuffi di vapore sulfureo proveniente da sfiati chiamati fumarole, e sorgenti termali spesso di color smeraldo o turchese, dovuto ad alghe che si sono adattate a vivere a una temperatura vicina al punto di ebollizione.

Questa attività è dovuta alla grande bolla di roccia fusa che si sposta sotto questa zona di sottile crosta terrestre. minacciando di eruttare da un momento all’altro. Infatti circa 600 mila anni fa eruttò, sollevando qualcosa come 2590 km quadrati delle Montagne Rocciose in un parossismo di violente eruzioni, che depositarono un enorme cumulo di cenere e diffusero polvere vulcanica su quasi tutta l’America dei Nord. Dopodiché la crosta, priva di sostegno, sprofondò nella camera svuotata dal magma, lasciando una caldera (cratere) di 3100 km.

In seguito, eruzioni meno violente riempirono quasi la caldera di cenere e lava, ostruendo l’ancestrale fiume Yellowstone e formando il lago omonimo. Ma il fiume, con il contributo dei ghiacciai e ancor più con l’ausilio dell’acqua bollente e del vapore che ingiallirono il bordo roccioso della caldera, lentamente intagliò l’odierno Grand Canyon dello Yellowstone, che scende dal lago in una serie di maestose cascate.

In nessun’altra parte la testimonianza delle passate eruzioni emerge in modo tanto sensazionale come sullo Specimen Ridge, dove si trovano gli alberi pietrificati, tuttora riconoscibili come noci, querce, cornioli e magnolie. Milioni di anni fa vennero sepolti sotto la cenere e le scorie vulcaniche che, interrompendo l’arrivo dell’ossigeno, impedirono la combustione del legno.

Poi, con il passare dei millenni, il materiale organico degli alberi fu sostituito dai minerali delle rocce, così che quando il materiale che li ricopriva fu consumato, essi rimasero come copie in pietra di se stessi. Su alcune parti dei crinale si trovano i resti di 27 foreste simili, una sopra l’altra. Ciascuna di esse crebbe per centinaia di anni e in successione ciascuna fu seppellita e trasformata in pietra.

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