Visitare L’Aquila 7 anni dopo il terremoto


Stesa tra le ripide pendici del monte Luco e le falde del colle S. Onofrio, L’Aquila è una delle più alte città d’Italia (m 774), sullo sfondo del massiccio del Gran Sasso.

La leggenda narra che L’Aquila nacque per riunire in una città le voci dei 99 castelli del circondario: “99 rioni, 99 chiese, 99 piazze…” e per celebrare il fausto evento si pose una fontana di pietra bianca e rosata: ne scaturiscono 99 zampilli la cui sommessa coralità di suoni e luci può essere interpretata in vari modi: è la Fontana delle 99 Cannelle. L’acqua che l’alimenta proviene da una sorgente che la tradizione vuole segreta, perché nessuno dei 99 rioni abbia a chiederne merito. “Magis. Tangredus de Pentoma de Valva fecit hoc opus” recita una lapide datata 1272, ma sicuramente la fontana fu ritoccata anche in tempi successivi.

 

L’Aquila è stata sconvolta da un terremoto che per più di un anno l’ha immobilizzata, ma poi è ripartita la costruzione e oggi questa città prova a guardare al futuro, anche se non è facile. Il centro storico è ancora un cantiere, che tenta di restituire una vita ai quartieri fantasma della città. Tuttavia, poco alla volta, L’Aquila rinasce, come dichiarano i teloni che ricoprono le facciate dei palazzi storici in ristrutturazione. La città torna a vivere e ad essere visitabile. Andate a vedere con i vostri occhi.

La città vecchia ha conservato intatto il suo fascino di capitale medievale e rinascimentale, la cerchia di mura medievali racchiude il centro storico, ricco di importanti monumenti. La planimetria dell’abitato, organizzata su forti dislivelli, riserva scorci pittoreschi.
Da visitare la facciata di una delle tipiche chiese aquilane, S. Silvestro, innalzata nella prima metà del Trecento, con un bel portale romanico a pietre bianche e rosse, sormontato da un ricco rosone. All’interno, affreschi del primo Quattrocento che decorano l’abside centrale. Nella cappella Branconio, affrescata da Giulio Cesare Bedeschini, una copia della Visitazione di Raffaello sostituisce l’originale del 1519, oggi al Museo del Prado di Madrid.

Il Castello, edificato tra il 1530 e il 1635 (l’aver appoggiato i francesi nella guerra per il Regno di Napoli costò caro agli aquilani, costretti dai vincitori spagnoli a pagare di tasca propria la costruzione del Castello), è circondato da un profondo fossato, presenta quattro poderosi bastioni angolari e muraglioni alti 30 metri dotati di piani obliqui per deviare il tiro nemico. Utilizzato come guarnigione e carcere, dal 1951 l’edificio ospita il Museo Nazionale d’Abruzzo, con materiali paleontologici e archeologici e una sezione medievale e moderna particolarmente interessante.

Corso Vittorio Emanuele è la principale arteria cittadina, e tradizionale passeggio serale. A metà del tracciato si trova l’incrocio dei Quattro Cantoni, caratteristico punto di ritrovo della città dove confluiscono via S. Bernardino e via Principe Umberto. Poco lontano si innalza la Basilica quattrocentesca di San Bernardino, con la bella facciata (1524-1540) di Cola dell’Amatrice. Nell’interno barocco con ricco soffitto ligneo intagliato e dorato, si ammirano una pala in terracotta smaltata di Andrea della Robbia e il mausoleo di S. Bernardino (1505), ricco di marmi e intagli, realizzato da Silvestro dell’Aquila e collaboratori, cui si deve anche l’elegante arcata del sepolcro di Maria Fereira (1496).

Piazza del Duomo, ampia e centrale, è animata ogni giorno da un folcioristico mercato. Vi prospetta la neoclassica facciata del Duomo di origine duecentesca, ma rifatto più volte in seguito ai terremoti. Nel maestoso interno, all’incrocio della navata con il transetto, una bella tela (1828) di Venanzio Mascitelli è stesa in alto a raffigurare una finta cupola. Sul lato meridionale della piazza, sorge la chiesa del Suffragio, dalla ricca facciata barocca sormontata dalla cupola di Giuseppe Valadier.

S. Maria di Collemaggio, basilica iniziata nel 1287 per volere del frate eremita Pietro da Morrone, futuro papa Celestino V, che rinunciò alla tiara solo sei mesi dopo l’incoronazione, avvenuta proprio qui nel 1294. Il paramento di conci bianchi e rosa disposti a disegni geometrici ravviva la facciata (XIV secolo), aperta da tre rosoni e tre portali. L’affianca un basso torrione ottagonale, forse destinato alle benedizioni all’aperto, che fungeva da base ad un campanile demolito nel 1880.
Sul fianco sinistro, la Porta Santa, si apre ogni anno per rievocare la bolla di indulgenza plenaria concessa da Celestino V.

S. Pietro di Coppito, eretta nella seconda metà del Duecento e più volte restaurata, mostra alcune parti della costruzione medievale, tra cui l’architrave del portale scolpito a mezza figura (Cristo benedicente tra sei apostoli), sormontato da una statua di S. Pietro. All’interno, tracce di affreschi tre quattrocenteschi e un ciclo della stessa epoca, raffigurante le storie di S. Giorgio.

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