Grand Canyon: le rocce striate dal fiume Colorado


Un piccolo biplano azzurro, sobbalzante su uno squallido suolo desertico, appare in un film realizzato con un procedimento di cinematografia a tre dimensioni che dà allo spettatore l’illusione di trovarsi sul luogo dell’azione. All’improvviso il biplano raggiunge il Grand Canyon e scende oltre il bordo. E anche voi scendete con l’apparecchio, ruotando e precipitando in quell’abisso.

Ma nessun film può prepararvi all’imponente impatto con la realtà. Anche gli adolescenti annoiati che scendono dai pulmann ammutoliscono davanti a qualcosa di così enorme, così antico, così sereno e così silenzioso. Questa immensa fossa scavata dal fiume Colorado ha la vertiginosa profondità di 1,6 km, è larga in media 15 e si allunga per quasi 450 km. In un determinato tratto di 21 km, si potrebbe collocare l’intera isola di Manhattan e sarebbe ancora necessario un binocolo per osservare la cima dei grattacieli che si innalzano dal basso.

I suoi aspetti e colori mutano con il trascorrere delle ore e delle stagioni. All’alba le rocce striate del versante opposto, molto distanti e tuttavia apparentemente così vicine da poterle toccare, sono laccate d’oro e d’argento sopra gli azzurri abissi sottostanti. Le mattinate primaverili riempiono la profondità di nebbia che sembra abbastanza solida da potervi passeggiare sopra con le racchette da neve. La luce lunare inonda gli spazi di colori che vanno dal bianco all’indaco e il tramonto accende le rupi più in alto di un color rosa cupo. La maggior parte della pioggia evapora prìma di raggiungere il fondo dell’abisso, sicché in basso, vicino al fiume, la terra è un arido deserto. Per contrasto il North Rim (“Orlo settentrionale”), molto più alto del South Rim (“Orlo meridionale”), è coperto da nevi artiche fino a maggio inoltrato. Fra questi due estremi, le gradazioni del clima fanno passare dalla tundra ai boschi temperati e alle foreste di conìfere. Come quando si scala una montagna, ogni 300 m di quota in più si ha una variazione del clima, paragonabile a un viaggio di 500 km in pianura in direzione nord.

Questa variazione permette una ricca fauna: animali di montagna, come il bighorn, diventano i vicini dì casa di animali del deserto, come i serpenti a sonagli. E la grande separazione fatta dal canyon fa sì che certi animali non si incontrino mai: per esempio, gli scoiattoli dei North Rim sono una sottospecie completamente diversa da quella dei South Rim.

Si dice che, anni fa, un mandriano errabondo sbirciò giù verso le paurose profondità del canyon ed esclamò: “Certamente qui dev’essere accaduto qualcosa!”. Come molti dei successivì vìsitatori, egli non poteva credere che il canyon fosse stato sagomato dal nastro di fiume che scorre alla sua base. Soltanto un’osservazione ravvicinata può rivelare che qui il Colorado può essere un torrente furioso, che trascina con sé migliaia di tonnellate dì sedimenti al giorno. La larghezza della valle è in gran parte dovuta agli affluenti alimentati dalla neve che si scioglie, con il supporto di cinque milioni di anni di erosione causata dal vento, dal gelo e dalle piogge. Il profondo squarcio centrale è opera dei Colorado.

E’ ragionevole supporre, come fecero i primi esploratorì, che il fiume nel corso dei millenni abbia scavato il suo corso scendendo fino all’attuale profondità. Effettivamente, il fiume si trova pìù o meno dove è sempre stato, a circa 600 m sopra il livello del mare. E’ stato il terreno a sollevarsi, ma così lentamente che la potenza dello sfregamento del Colorado ha permesso al fiume di mantenere il suo posto originale mentre le pareti dell’abisso salivano su entrambi i lati.

La storia del canyon è scritta nelle diverse età delle rocce man mano che esse emergono strato dopo strato dalle profondità. La più bassa è la Inner Corge, dove scorre il Colorado. Due miliardi di anni fa la roccia nera faceva parte di una catena montuosa alta come l’Himalaya, le montagne furono consumate fino a diventare pianure e sostituite da un mare poco profondo. Il calcare depositato sul fondale contiene i fossili dei plancton che hanno un miliardo di anni.

Andando in su, il diario delle rocce racconta di antichi cataclismi, nel corso dei quali le montagne vennero cancellate per essere sommerse da pianure fangose, dove anfibi e rettili lasciarono le loro impronte. Vi sono strati che una volta erano acquitrini e deserto. Il fiume non cominciò il suo lavoro di erosione che sei milioni di anni fa. Tuttavia quando la lava colò giù da una testata della gola meno di un milione di anni fa, il canyon era già a 15 m della sua attuale profondità. I visitatori che osservano le pagine stratificate di questo diario della Terra possono trovare l’argomento difficile ed essere pervasi da un senso di timore.

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