Balcani, l’importanza di visitare la Macedonia


Prima di poter raccontare la Macedonia, quinta repubblica dell’ex Yugoslavia, attraverso la bellezza dei paesaggi, storia delle città, gli sterminati vigneti, la gentilezza e la disponibilità delle persone occorre fare una digressione su un aspetto fondamentale della vita di questa terra: il suo nome.

Si, perché si dice Macedonia come se fosse una cosa naturale, un’eredità di quella che era stata una delle 6 repubbliche della Yugoslavia; e invece non è così facile, perché il nome di questa repubblica è al centro di una disputa internazionale che, tra l’altro, è anche ostacolo all’ingresso del paese nell’Unione Europea.

Attualmente, da gran parte della comunità internazionale, la Macedonia è nota come FYROM (Former Yugoslav Republic of Macedonia) ed il motivo è molto semplice: la Grecia rivendica la paternità culturale di questo nome, strettamente legato alla sua storia.

I macedoni, infatti, pur vivendo in quella che è stata una parte della regione di Filippo II e Alessandro Magno, sono una popolazione di origine slava e quindi, secondo i greci, non hanno diritto ad appropriarsi di questo nome.

Potrebbe sembrare solo una mera questione burocratica, ma in realtà la contrapposizione è presente nella vita quotidiana in maniera costante (per entrambe le parti in causa) tanto da aver provocato una vera e propria trasformazione della capitale macedone, Skopje.

Skopje non si può certo definire una città bella; l’antica città ottomana, infatti, venne quasi interamente rasa al suolo da un terremoto nel 1963 (rimase intatto solo il bazar, che, ancora oggi, è il più grande di tutti i Balcani) e a Skopje toccò una ricostruzione in stile socialista, tutto vialoni a 3 corsie ed enormi palazzi grigi.

Nel 2010, anche a causa della disputa sul nome della repubblica, è stato lanciato un programma denominato Skopje 2014 che si propone di rinnovare la città dandole un aspetto più neoclassico che richiami le sue origini; il tutto da completare entro il 2014.

Il risultato è la trasformazione del centro città in una sorta di Las Vegas con ambientazione greca: sono state costruite enormi statue, decine di fontane, due ponti, un museo archeologico con tanto di colonnato ionico e, per non farsi mancare nulla, anche un arco di trionfo. Il tutto illuminato con luci a led che, se possibile, accentuano ulteriormente l’effetto kitsch.

Culmine e simbolo di questa trasformazione è la gigantesca statua chiamata “Guerriero a cavallo” (che rappresenta Alessandro Magno ma che non gli è stata dedicata ufficialmente per motivi politici); l’enorme guerriero (15 metri) svetta su una colonna in stile “romano” sotto la quale 8 guerrieri macedoni spuntano tra i getti d’acqua della fontana. Anche qui non manca l’illuminazione serale a base di led multicolore e per dare ulteriore solennità, dalla fontana vengono fuori note di musica classica.

Come avrete capito, questa operazione “commerciale” non mi trova per nulla d’accordo, sia perché ha completamente distrutto Piazza Macedonia (la piazza principale di Skopje) che, in fondo, pur essendo in stile socialista manteneva un certo fascino, sia perché questo volersi auto-accreditare di una tradizione classica non può che aggravare  ulteriormente la situazione. Oltretutto, le opere sono costate nel complesso circa 500 milioni di € che, in un paese fondamentalmente povero come la Macedonia, potevano essere spesi meglio magari anche per incentivare il turismo visto che il paese ha molto da offrire.

Ma, al tempo stesso, questa trasformazione è ben accetta dai locali che in fondo si riconoscono come macedoni e non vedono certo di buon occhio il dover cambiare il nome del loro paese che è Macedonia ormai dal 1945.

A testimonianza della situazione voglio raccontarvi un paio episodi che mi sono capitati nel mio breve soggiorno e che mi hanno permesso di capire quanto sia tesa la situazione:

  • Durante il mio viaggio ho raggiunto Skopje in autobus da Salonicco; si sa, i bus sono i mezzi di trasporto più diffusi dei Balcani. Partendo dalla Grecia ci siamo accorti che, lungo la fiancata del bus c’era una scritta coperta da alcuni adesivi; istintivamente abbiamo pensato che si trattasse semplicemente del vecchio nome della compagnia degli autobus.
    La verità, invece, è venuta fuori subito dopo aver passato la frontiera quando gli adesivi sono stati prontamente rimossi; nascondevano semplicemente il termine Makedonija che componeva il nome dell’agenzia di viaggi di Skopje (Makedonija soobrakaj)
    Evidentemente in territorio greco questo nome non era gradito e si temevano atti di vandalismo.
  • A passeggio per Skopje, invece, mi è capitato di vedere appeso a una finestra un drappo con la scritta: “YES FOR EU, BUT AS MACEDONIA AND MACEDONIANS!
    Già questo mi aveva colpito, a dimostrazione di quanto fosse sentita la questione; ho pensato di pubblicare la foto su Instagram e, tempo pochi minuti, mi sono visto rispondere così (immagino da un greco): “They don’t have a single proof that they are Macedonians. They are just Slavs.

Insomma, come avrete capito che la diatriba è ben lontana dal risolversi; forse l’attuale situazione della Grecia e gli aiuti che le stanno arrivando dall’Unione Europea potrebbero alleggerire le loro posizioni in favore dei macedoni, ma difficilmente la situazione si sbloccherà a breve.

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